I novel foods che dividono

Dalla carne sintetica agli insetti edibili, le novità più estreme del panorama alimentare fanno discutere. Ma le approvazioni non si fermano.

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Recente è l’autorizzazione per il consumo umano della quarta specie di insetto edibile. Così come recente è l’apertura da parte di FDA alla carne sintetica. Eppure novel foods e innovazioni alimentari non sempre convincono, soprattutto in Italia.

Insetti edibili: quarta approvazione

Non c’è tre senza quattro. Lo scorso gennaio EFSA ha approvato per il consumo umano la larva del coleottero Alphitobius diaperinus, chiamata verme della farina minore. L’approvazione segue quelle della tarma della farina, della locusta e del grillo domestico, avvenute tra il giugno 2021 e il febbraio 2022. L’animale può quindi essere ora commercializzato in tutti i Paesi comunitari in forma essiccata, congelata, in polvere o in pasta. EFSA ha anche comunicato che ci sono altre 8 richieste di valutazione in corso. Il consumo umano di insetti potrebbe quindi ulteriormente ampliarsi nel prossimo futuro.

Il verme della farina minore ha dimostrato di raggiungere gli standard di sicurezza previsti per il consumo umano. Non esistono inoltre prove certe della presenza di allergeni specifici. Tuttavia, vista la possibilità di reazioni allergiche nelle persone sensibili ai crostacei, agli acari della polvere e ai molluschi e vista anche la possibile presenza di allergeni provenienti dal mangime consumato dall’insetto, questo nuovo novel food prevede un’etichettatura adeguata. E proprio per il suo potere allergizzante l’assunzione da parte dei giovani sotto i 18 anni è sconsigliata.

Ciononostante il consumo di insetti come fonte proteica è caldeggiato dalla FAO e dalla Commissione Europea. Oltre agli svariati benefici ambientali dell’allevamento di insetti se confrontato con quello degli animali da cui comunemente ricaviamo proteine alimentari, vi sono infatti poche ripercussioni economiche che possano svantaggiare le altre produzioni zootecniche. Quello degli insetti edibili è un settore di nicchia in Europa e al momento tutto lascia presupporre che lo resterà a lungo. Secondo l’UE, quindi, non vi sono motivi per non autorizzare questi novel foods e la scelta deve essere lasciata in mano ai consumatori.

Perplessità italiana

Nel nostro Paese però sono proprio i consumatori a non sembrare convinti. Secondo uno studio condotto da Coldiretti e Istituto Ixè, infatti, il 54% degli italiani è contrario al consumo degli insetti, solo il 16% è favorevole, mentre il 30% degli intervistati si è detto indifferente o ha preferito non rispondere.

Proprio Coldiretti, inoltre, dimostra di avere non poche perplessità rispetto all’introduzione degli insetti nell’alimentazione degli italiani. Oltre a ribadire la distanza di simili novel foods dalla nostra cultura e tradizione culinaria, infatti, l’organizzazione solleva diversi dubbi di carattere sanitario relativi sia ai metodi di produzione, sia alla tracciabilità dei prodotti. Nondimeno preoccupa infine la loro provenienza, soprattutto nei casi in cui riguardi Paesi extraeuropei noti per i frequenti allarmi alimentari, come Cina, Vietnam e Thailandia.

Anche un recente studio pubblicato su PLOS ONE conferma i dubbi italiani nei confronti dei novel foods a base di insetti. La ricerca si concentra sulla tarma della farina, con l’intento di scoprire fino a che punto le popolazioni di Paesi culturalmente più o meno vicini all’entomofagia siano favorevoli al consumo di insetti o di alimenti che ne contengano. Lo studio è stato condotto in Cina, Belgio, Italia, Messico e Stati Uniti, confermando il ruolo del nostro Paese di fanalino di coda nell’accettazione degli insetti come alimento.

L’Italia è infatti risultato il Paese con la più scarsa attitudine verso gli insetti, sia consumati tal quali sia processati. Tra le possibili spiegazioni ipotizzate per questo fenomeno, lo studio riporta la lontananza culturale da questo tipo di alimentazione, ma anche questioni più pratiche: la poca esposizione agli alimenti a base di insetti, la loro scarsa disponibilità e il prezzo elevato.

Coltivare la carne

Produrre alimenti a partire da cellule animali opportunamente coltivate in laboratorio. La cosiddetta carne sintetica è un’applicazione piuttosto estrema del concetto di novel food. Per produrre questo prodotto si parte da cellule staminali animali, prelevate dal muscolo di organismi adulti o da embrioni. A questo punto si genera o rigenera il tessuto muscolare attraverso tecniche di ingegneria tissutale che prevedono l’utilizzo di un bioreattore per la proliferazione e la differenziazione delle cellule. Per ottenere il prodotto finito sono inoltre necessari un terreno di coltura e un supporto che permetta la crescita delle cellule, che può essere edibile o venire rimosso alla fine del processo.

Le sperimentazioni hanno già coinvolto molte specie animali, non solo bovine e suine, ma anche avicole e ittiche. E nel 2022 FDA ha mostrato i primi reali segni di apertura verso questa innovazione. L’ente statunitense ha infatti dati i primi pareri positivi ai polli dell’azienda Upside Foods, allevati in laboratorio a partire da colture cellulari. Non solo. Sempre FDA ha emesso una nota nel novembre 2022 in cui incoraggia lo sviluppo di processi di produzione di carne coltivata anche da parte di altre aziende. Pur non avendo ancora autorizzato nessun prodotto a base di carne sintetica, la direzione statunitense sembra quindi abbastanza chiara.

Il motivo di una tale apertura risiede nelle potenzialità della carne sintetica. La sua produzione è infatti altamente controllabile e apre la strada a miglioramenti e personalizzazioni. Aggiunta di vitamine, regolazione dei livelli di grassi, totale assenza di antibiotici e sostanze indesiderate provenienti dai mangimi: le possibilità di una simile innovazione sono molte. Oltre al fronte scientifico, positivo è anche il parere di quello ambientalista. La produzione di carne sintetica è infatti cruelty free e non prevede un consumo di suolo paragonabile a quello degli allevamenti.

Carne sintetica nella bufera

Il livello di sicurezza di questo innovativo prodotto non sembra discostarsi da quello delle classiche produzioni animali. In caso di approvazione per il consumo umano, inoltre, la carne sintetica dovrebbe necessariamente soddisfare specifici standard. Ciononostante proprio la sicurezza è uno degli argomenti alla base delle critiche che le vengono rivolte. La possibilità che, sull’onda dell’apertura statunitense, EFSA possa vedere l’arrivo di richieste di valutazione di inserimento nei novel foods di prodotti a base di carne sintetica desta infatti molte preoccupazioni, soprattutto nel nostro Paese.

La possibilità che il processo industriale con cui si ottiene la carne sintetica possa nascondere pericoli per la salute ha spinto molte associazioni, tra cui Coldiretti, a schierarsi contro questa innovazione. Tra le motivazioni di tale opposizione vi è inoltre la lontananza della carne sintetica dalle nostre abitudini alimentari e la sua improbabile accettazione da parte dai consumatori. L’associazione avanza anche perplessità sul valore nutrizionale di questa tipologia di prodotti e sottolinea la possibilità che il modello della carne sintetica ribalti la logica del nostro sistema zootecnico, ledendo il prestigio delle produzioni alimentari made in Italy.

Le proteste sono sfociate in una raccolta firme e in un decreto legge a sfavore di questa innovazione. L’Italia è quindi il primo Paese al mondo a vietare la produzione di qualunque prodotto alimentare derivato da colture cellulari o tessuti di animali vertebrati. Produzione ma non importazione, tutelata dalle regole europee sulla libera circolazione di beni e servizi. Se l’UE dovesse quindi approvare un alimento a base di carne sintetica prodotto fuori dai confini nazionali, sarebbe impossibile vietarne la distribuzione nel nostro Paese.

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