IoT e digital twin, una visione futuristica ma non troppo

L'Internet delle cose e i gemelli digitali stanno rivoluzionando il modo in cui mondo digitale e fisico interagiscono e potrebbero offrire un contributo determinante alla medicina personalizzata

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Iot e digital twin

Qualcuno dice che, in considerazione delle opportunità create dalle tecnologie disponibili oggi, l’unico limite agli sviluppi digitali è la nostra immaginazione. Qualcun altro sta già utilizzando l’immaginazione e realizzando strategie olistiche – molto innovative e sicuramente adatte all’epoca Covid-19 – che considerano la propensione degli utenti finali a farsi ingaggiare.

Da sempre il consumatore ritiene acquisito il diritto di essere soddisfatto; oggi ha raggiunto una certa maturità anche nel vivere l’experience che il brand gli propone. Il consumatore ha compreso il valore dei dati che produce ogni qual volta svolge anche la più semplice operazione tramite il proprio smartphone, che è ormai un vero e proprio prolungamento non solo del suo braccio, ma anche delle sua mente.

Il gemello digitale del paziente

Qui nasce appunto la centralità della “Customer engagement”, che nel settore farmaceutico potrebbe significare, tra le altre cose, creare una dimensione digitale del paziente, un “digital twin” in grado di vivere parallelamente alla versione reale.

In termini generali, un digital twin è una copia virtuale di un’entità fisica, ottenuta incrociando tutti i dati digitali disponibili su di essa. Può trattarsi di un veicolo o un macchinario ma anche di una persona. O parte di essa. Diverse aziende hanno infatti sviluppato modelli gemelli digitali di organi umani come il Blue Brain di HP, un modello del cervello finalizzato alla ricerca, o HeartModel, il cuore virtuale personalizzabile prodotto da Philips.

L’ambizione, comunque, è quella di riuscire a riprodurre la copia virtuale di un organismo completo. In questo caso, elaborando i dati sanitari disponibili digitalmente, potrebbe essere possibile diagnosticare con sufficiente anticipo alcune patologie grazie a una intelligenza artificiale in grado di incrociare miliardi di dati, strettamente custoditi in catene di blocchi con autorità decentralizzate. Questo consentirebbe di intervenire proattivamente per suggerire miglioramenti dello stile di vita, proporre le più idonee terapie, verificare l’aderenza terapeutica, garantire una maggiore compliance e, in definitiva, salvare vite umane.

Customer care

Solo un semplice esempio, non troppo lontano da ciò che già avviene: la strategia di un brand può prevedere di implementare un meccanismo per valorizzare e premiare gli utenti finali che effettuano la lettura e la registrazione del prodotto acquistato, o il completamento di un sondaggio sul su di esso o sull’esperienza di acquisto, o ancora sulle abitudini e le necessità di consumo, o la partecipazione ad altre attività su richiesta del produttore o titolare della immissione in commercio.

Tali premi motiverebbero i consumatori/clienti/pazienti a continuare a impegnarsi verso i produttori che, a loro volta, sarebbero motivati a interagire con i propri clienti nel lungo periodo, inviando sempre nuove informazioni sui prodotti e rispondendo alle eventuali domande. I consumatori continuerebbero a inviare recensioni e feedback ai produttori, informazioni che, in ultima analisi, contribuirebbero a migliorare i profitti degli stessi produttori incoraggiando il perfezionamento dell’immagine aziendale e della ricerca della soddisfazione, fidelizzazione e ingaggio del cliente finale.

Una rete diffusa

Questa interazione tra mondo fisico e digitale è resa possibile dalla tecnologia “IoT”, l’Internet degli oggetti, la rete di collegamento tra tutti i dispositivi connessi. A livello globale sono già presenti moltissimi dispositivi connessi e altri si stanno sviluppando e integrando. La IoT converte oggetti fisici o offline in risorse online e crea reti di oggetti integrati grazie a chip di identificazione a radiofrequenza.

Nel 2017, secondo gli analisti di Gartner, si stima che ci fossero 8,4 miliardi di dispositivi “IoT”. Nel 2020 tale numero potrebbe aver superato i 20 miliardi ed entro il 2030 potrebbe oltrepassare i 500 miliardi.

L’ampio e crescente universo IoT dei dispositivi connessi va ben oltre i soli smartphone. Si sta diffondendo ovunque e viene applicato su scala industriale, dagli assistenti virtuali, alle auto a guida autonoma, alla sanità, in un modo e a una velocità che risultano difficilmente immaginabili.
I dispositivi avanzati abilitati per “NFC”, ad esempio, sono in grado di rilevare e leggere le informazioni memorizzate su dispositivi compatibili con “NFC” o passivi “RfId”, come quelli incorporati in etichette o in packaging intelligenti, anche di prodotti farmaceutici o dispositivi medici.
I dispositivi “NFC/RfId” passivi possono essere inseriti all’interno di un oggetto che, collegato temporaneamente a una rete, è in grado di ricevere istruzioni per adattare o modificare i contenuti digitali che deve comunicare. Tali dispositivi stanno diventando sempre più piccoli, più economici e più flessibili; possono essere incorporati in carta e plastica, rendendo la microscopica componente elettronica del tag parte del materiale del prodotto stesso o del suo packaging.

IoT e digital health

Nel contesto delle moderne catene di approvvigionamento, “IoT” è un termine generico e sta a indicare una varietà di soluzioni di monitoraggio e tracciabilità che utilizzano sensori connessi aperti basati su standard. Nel contesto della digital health, la IoT può supportare l’utilizzo e le funzionalità degli asset terapeutici, il monitoraggio della qualità e dei volumi di approvvigionamento di farmaci e materiali, il monitoraggio della aderenza terapeutica o delle condizioni dei pazienti, e il controllo continuo delle fasi di produzione e di distribuzione.

Volendo alzare ulteriormente l’asticella, l’unione di dispositivi “IoT” e tecnologia “blockchain” consente di creare un canale affidabile, immutabile e permanente per raccogliere, comunicare e aggregare dati provenienti da oggetti potenzialmente presenti in tutto il mondo reale, consentendo alle macchine “intelligenti” di registrare e presentare le informazioni in modo comprensibile e normalizzato. Questa rete permette ai dispositivi interconnessi di interagire con il loro ambiente al punto da prendere decisioni senza alcun intervento umano.