Tre dosi contro le varianti di Sars-CoV-2 sono più efficaci di due?

Pfizer-BioNTech vaglia con uno studio l'utilità di una terza dose per aumentare l'efficacia del suo vaccino contro le varianti in circolazione

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Dopo la comparsa di nuove varianti del virus Sars-CoV-2, con particolare riferimento a quelle chiamate popolarmente inglese, sudafricana e brasiliana, la comunità scientifica si è domandata se i vaccini anti coronavirus utilizzati finora abbiano la stessa efficacia e offrano protezione anche contro queste nuove linee virali mutate.

Il problema delle varianti

In effetti, sia il vaccino di Pfizer-BioNTech, sia quello di Moderna, sembrano produrre una risposta immunitaria meno efficace contro queste varianti, soprattutto nei confronti della variante sudafricana il cui nome scientifico è B.1.351, rispetto a quella osservata contro il ceppo originale del virus comparso per la prima volte nella città cinese di Wuhan nel mese di dicembre del 2019.

Tre dosi contro le varianti sono meglio di due?

Proprio per rispondere a questo interrogativo, l’azienda statunitense Pfizer e quella tedesca BioNTech, che hanno sviluppato il primo vaccino anti COVID-19 approvato negli Stati Uniti e in Europa, hanno annunciato di avere cominciato uno studio finalizzato a verificare se la somministrazione di una terza dose del loro prodotto immunizzante, basato sulla nuova tecnologia m-RNA, sia in grado di aumentare il livello di efficacia contro le varianti del coronavirus, in particolare quella identificata per la prima volta in Sudafrica.

Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, ha dichiarato infatti:

Stiamo adottando piu’ misure per agire con decisione ed essere pronti nel caso in cui un ceppo diventi resistente alla protezione offerta dal vaccino.

Per non perdere tempo, Pfizer e BioNTech hanno anche comunicato di avere già avviato contatti con la Food and Drug Administration statunitense, FDA, per discutere in merito a una nuova ricerca che dovrebbe portare allo sviluppo di una versione aggiornata del loro vaccino progettata per offrire migliore protezione nei confronti nel nuovo ceppo sudafricano di SarS-CoV-2.

Le azioni di Moderna contro le varianti

Moderna, l’altra società statunitense che ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione sul mercato di un vaccino mRna contro CoVID-19, ha peraltro dichiarato di aver già prodotto un siero immunizzante contro la variante sudafricana.

È un fatto ben conosciuto dai virologi che tutti i virus mutano, ma, per quello che riguarda il nuovo coronavirus, Mikael Dolsten, Chief Scientific Officer di Pfizer, ha affermato:

“Il tasso di mutazioni nel virus attuale è più alto del previsto, ed è ragionevolmente probabile che si vada verso mutazioni regolari. Per vaccini più potenti potrebbe essere necessario cambiare dopo alcuni anni ma non necessariamente ogni anno”.